AlcunI ammoniti del Giurassico superiore DI MONTE Acuto


Sul versante Est del M. Acuto, nel comune di Cantiano, a 1600 m circa di quota, affiorano (o meglio: affioravano) gli strati calcarei di origine marina risalenti al Kimmeridgiano sup. – Titoniano. In quella che oggi appare una pietraia di sfasciume naturale, i massi ancora racchiudono vari fossili di ammoniti, molluschi cefalopodi estintisi alla fine del Cretacico; generalmente i resti sono frammentari.

La successione originaria, non visibile perché ricoperta da detriti, era poco spessa (circa 3-4 m) e posizionata cronologicamente tra la formazione del Calcare Massiccio (Giurassico inferiore) in basso e quella della Maiolica cretacica in alto. La copertura nasconde una buona biostratigrafia in cui sarebbe possibile distinguere alcune zone: strati a Beckeri (con Aspidoceras, Physodoceras e Pseudowaagenia), risalenti al Kimmeridgiano superiore; strati a Hybonoticeras hybonotum e Hybopeltoceras spp., risalenti al Titoniano inferiore; strati a Haploceras verruciferum e a Semiformiceras darwini, anch’ essi del Titoniano inferiore e strati a Simoceras biruncinatum del Titoniano medio. Ciò è stato desunto da analisi stratigrafiche effettuate in altre aree dell’ Appennino (M. Nerone, monti della Castelletta vicino a Frasassi e Colle Tordina presso l’ abitato di S. Vittore della Genga).

Gli ammoniti del M. Acuto reperibili in forma frammentaria sono generalmente modelli pietrosi conchigliari con guscio parzialmente conservato e ricristallizzato in calcite; questi sono di colore grigio chiaro e i gusci sono di colore verde o bruno con tonalità particolarmente suggestive. Il guscio spesso copre le suture settali, talora però quando la calcite è quasi pura le suture sono visibili con la lente di ingrandimento bagnando il campione. Oltre ad ammoniti molto frequenti si trovano fossili di aptici, bivalvi, belemniti, brachiopodi, coralli solitari e anche resti problematici.

Gli organismi trovati nel luogo sono stati oggetto di attenzione fin dalla seconda metà dell’ 800 (Zittel, 1870) e forse da allora è iniziata la distruzione delle testate degli strati, che ha provocato l’ accumulo di detriti per uno spessore ipotizzabile in alcuni metri. Comunque sono stati trovati i resti di ammoniti, che documentano l’ imponente documentazione di circa trenta generi e le specie sono sicuramente oltre 100. Questi sono molto probabilmente presenti anche in decine o centinaia di collezioni private regionali. Si tratta di fossili appartenenti a varie entità sistematiche, che appartengono ai sottordini: Phylloceratina, Lytoceratina e Ammonitina. I Phylloceratina fanno capo al genere Phylloceras e i Lytoceratina al genere Lytoceras. Gli altri comprendono un numero più cospicuo di generi e sono i tipici fossili guida; es. Haploceras, Perisphinctes, Aspidoceras e Simoceras; All’Haploceras fanno capo i vari generi della superfam. Haploceratoidea, a Perisphinctes quelli della superfam. Perisphinctoidea, ad Aspidoceras quelli della fam. Aspidoceratidae e a Simoceras quelli della fam. Simoceratidae. Per informazione destinata ai visitatori del sito, vengono figurati 5 campioni frammentari o mancanti di parti interne, senza peristomi; appartengono a generi e specie noti da tempo.

Protetragonites quadrisulcatus, Virgatosphinctes cf. broilii, “Pseudosimoceras stenonis”, Volanoceras (Pseudovolanoceras) aesinense, Simoceras biruncinatum.

Ammonite lytoceratino del Titonico (o Titoniano), conservato parzialmente; il guscio è presente in modo discontinuo, ricristallizzato in calcite; il suo colore verde tenue di tonalità acquamarina è particolarmente gradevole. Si possono notare le suture settali con i lobi frastagliati, incisioni ben definite. L’ ultima frazione di giro liscia è il modello della camera di abitazione.

Ammonite Perisphinctidae del Titonico inferiore con giri a sezione tondeggiante e coste primarie grosse e rade; le secondarie si dipartono a tre dalle primarie, non dallo stesso punto (carattere virgatosphinctino): attraversano l’ area ventrale affievolendosi, senza arrivare però ad interrompersi. Presentano costrizioni peristomatiche regolari. Le suture settali sono parzialmente visibili, perché coperte dal guscio opaco.

Ammonite della sottofamiglia Simoceratinae, parzialmente conservato; conchiglie evolute con coste primarie rade e secondarie assenti. Area ventrale liscia. L’esemplare presenta costrizioni peristomatiche, cioè strozzature sul modello interno. La specie tipo del genere è di età Kimmeridgiano superiore, mentre l’ esemplare qui figurato viene dagli strati del Titonico medio, per cui l’ attribuzione non può che essere dubbia. Le suture dell’esemplare sono ben conservate e si può notare la variazione dell’ornamentazione giri interni-esterni. I giri interni hanno coste più ravvicinate di quelle dei giri esterni; tra i due stadi ce n’è uno medio liscio.

Ammonite della sottofamiglia Simoceratinae, provvisto di conchiglia spiralata e coste poco rilevate, larghe più degli spazi intercostali; presenta, in posizione ventro-laterale, clavi a forma di orecchie con bordi plissati. L’ area ventrale è liscia. Si possono notare strozzature periodiche (costrizioni) lungo il giro, presenti anche sull’ area ventrale. Ha una morfologia molto peculiare e differente da quella di tanti altri ammoniti del Giurassico superiore dell’ Appennino. Le suture settali sono coperte dal guscio calcitico di colore grigioverdastro non trasparente.

La conchiglia è mediamente evoluta con sezione della spira subesagonale alta.
Ricoprimento scarso (circa 1/10). L’ ornamentazione è costituita da coste rectiradiate che diventano sempre più distanziate sui giri esterni e man mano si affievoliscono sull’ esterno della spira; sui bordi ventro-laterali si notano tubercoli che nella visione ventrale appaiono allungati, disposti asimmetricamente, a zig-zag.
Suture settali non interamente visibili, perché coperte dal guscio.

L’ esemplare è conservato con un giro di camera di abitazione. Gli esemplari dello stesso genere figurati con disegni da autori precedenti (Am. biruncinatus, Quenstedt, 1847; Simoceras biruncinatum Zittel, 1870) non avevano i giri interni conservati; il nostro esemplare mostra che i giri interni sono pseudosimoceratini, suggerendo la derivazione filetica; peraltro in accordo con la provenienza stratigrafica, perché i Pseudosimo_ ceras sono più antichi.

Si ringraziano: Carlo Nannarone di Cortona per l’ aiuto prestato nel trovare documentazione sul terreno e Stefano Cenci di Villa Pitignano (Perugia) per la parte tecnica; un ulteriore ringraziamento a Stefano Pagnottelli che ha eseguito le foto di Protetragonites e Simoceras con luce solare diretta.

Opere citate e consultate:

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